Quando osservo quello sguardo ricordo me stesso quando avevo papà davanti.
Lo guardavo così, un po’ confuso dalla sua autorevolezza, dal suo essere così incisivo ed importante per la vita di tante persone. Mi domandavo come facesse...mi dicevo: "non lo raggiungerò mai!"
Sul tatami, papà, l'ho sempre chiamato Maestro. Compresi da subito la valenza e la potenza sostanziale di quell'appellativo e ciò che lo distingueva dal suo abuso formale.
Maestro o maestro. Questione di maiuscole!!
Oggi, ancor più profondamente, capisco perché nel judo, prima dei 40 anni, non si possa acquisire quella qualifica; mancherebbe il vissuto, l'esperienza, perché insegnare è summa di padre, marito, lavoratore, fallimenti e vittorie.
Oggi, Maestro mio, sulla carta Ti sono un po’ più vicino, in quella eterna competizione muscolare e tecnica che ha sempre animato il ns rapporto.
Nella sostanza, manca ancora tantissimo, ma il cammino è intrapreso, il solco che hai lasciato è profondo, la strada ben visibile.
A Te. 11 anni dopo. Tuo figlio.
Fabio Della Moglie
Il rischio della specializzazione precoce dei bambini
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