Cartografia delle società di judo in Italia

Analisi e cause della distribuzione territoriale

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La presente analisi nasce in seno ad un recente progetto universitario che mi ha permesso di svolgere un’osservazione territoriale su un particolare aspetto inerente al mondo del judo.

Prima di entrare nel dettaglio di questo lavoro mi limiterò a darvi un’indicazione generale su cosa sia una rappresentazione cartografica e quali siano i vantaggi che essa offre al fruitore. 

Una cartografia riesce a sintetizzare attraverso l’uso dell’immagine un fenomeno che descritto solamente a parole risulterebbe molto più difficile e complesso da comprendere. La carta geografica è inoltre visivamente più immediata e fornisce una percezione del fenomeno molto più d’impatto rispetto per esempio ad un articolo di giornale o ad un saggio.

I dati che ho utilizzato per la realizzazione della carta in questione sono stati raccolti tutti quanti dal sito ufficiale della FIJLKAM e sono inerenti all’ultimo quadriennio olimpico appena trascorso.

 

IMMAGINE Carta

Partendo da un’analisi delle singole regioni italiane appare subito chiaro come il Piemonte, la Lombardia ed il Lazio siano i centri di massima concentrazione di società sportive di judo regolarmente tesserate. Allo stesso modo notiamo come i rispettivi capoluoghi siano le uniche provincie, oltre al capoluogo campano, ad avere una quantità di palestre superiore alla soglia delle 50.

Quello che stupisce tuttavia è la forte disparità che notiamo all’interno di diverse zone di una stessa regione, in alcuni casi tra alcune regioni confinanti, e ancora di più tra il nord Italia e il sud Italia in generale.

Parlando con il Maestro Gennaro Maccaro (attuale Presidente del Comitato Regionale Lazio) e basandomi sulle informazioni da lui gentilmente concessomi, ho potuto constatare alcuni aspetti del problema che aiutano sicuramente a chiarire quello che vediamo rappresentato sulla carta. 

Innanzitutto va riconosciuto che c’è effettivamente da parte della federazione l’intenzione e la volontà di migliorare la diffusione e la pratica del judo sul territorio italiano (visto e considerato che abbiamo molto terreno da recuperare rispetto ad altri paesi europei che in questo sono nettamente più avanti rispetto a noi), tuttavia ci sono almeno due problematiche che rendono difficile centrare in l’obiettivo in tempi relativamente brevi: in primo luogo è vero che i singoli comitati regionali si adoperano per attuare iniziative utili al raggiungimento dello scopo, tuttavia tale obiettivo si scontra di frequente con la difficoltà federale nell'elaborare piani d’azione univoci che risultino validi ed attuabili per tutte le regioni, così che alcuni comitati, in determinati ambiti, finiscono per avere una gestione sensibilmente diversa e personalizzata rispetto a quella adottata da altri. Risulta quindi ovvio ed inevitabile il manifestarsi nel tempo di dislivelli più o meno grandi come quelli che possiamo osservare nella carta in questione.

Prima di procedere al secondo punto del problema è giusto però sottolineare alcuni aspetti relativi alla regione Lazio che la rendono un caso particolare. Nel caso laziale infatti notiamo come l’alta concentrazione di palestre su Roma e dintorni contrasti con il dato relativo alle altre quattro province dove nessuna supera le 10 palestre totali. Non bisogna dimenticare che nel conteggio relativo a Roma, oltre alle società dilettantistiche, vanno presi in considerazione anche tutti quanti i gruppi sportivi militari che alzano notevolmente il numero di società totali presenti nella provincia di Roma. Gli sforzi per cercare di incrementare il numero di società anche nel resto del Lazio sono notevoli e recentemente nella provincia di Rieti il Comitato laziale è riuscito ad includere altre due società tra le quali anche una di Amatrice.

Ricollegandoci ora alla questione iniziale, procediamo al secondo punto. Esiste una problematica di tipo culturale che inevitabilmente si ripercuote in maniera indiretta anche sulla diffusione territoriale del judo. Il judo infatti è uno sport che ha conosciuto la sua diffusione a livello mondiale proprio grazie ad alcune sue caratteristiche fondamentali, prime fra tutte l’insegnamento del rispetto verso gli altri, la cura dell’ambiente in cui si pratica la disciplina e lo stimolo a contribuire al miglioramento della società in cui si vive. Tutti questi aspetti hanno fatto del judo uno sport appetibile e ricercato per qualsiasi cultura e per qualsiasi governo che volesse in qualche modo cercare di infondere nuovi stimoli ai propri cittadini.

Come spesso constatiamo con nostro grande rammarico, uno dei problemi che più grava sulle spalle del nostro paese oggi è proprio quello dell’educazione, del rispetto e sopratutto del senso civico del singolo individuo. 

Il Judo ha conosciuto una certa diffusione in Italia già da svariati anni, ma quello che risulta fin troppo evidente agli occhi di chi il judo lo conosce veramente e ne apprezza innanzitutto la filosofia, è che spesso e volentieri molte persone tendono a perdere di vista quelli che sono i valori fondanti di questo sport, e sfortunatamente, si assiste sempre più spesso a comportamenti e atteggiamenti assolutamente fuori luogo sia da parte di chi il judo lo pratica, sia da parte di chi lo insegna e spesso e volentieri anche da parte di chi semplicemente segue i propri figli alle gare o si interessa a questa disciplina. Non ci sono dubbi che atteggiamenti di questo genere non fanno altro che screditare il judo agli occhi di chi si affaccia per la prima volta a questo mondo, e conseguentemente questo andrà a determinare nel tempo uno stallo se non addirittura una diminuzione dei praticanti e conseguentemente una minore diffusione a livello territoriale. 

Fortunatamente si sta cercando già da tempo di contrastare questo problema in vari modi: innanzitutto tramite una migliore formazione dei tecnici, che non devono essere più considerati dei semplici insegnanti di un’attività motoria, ma dei veri professionisti del settore e come tali devono essere formati visto che da loro dipenderà la conseguente educazione e preparazione dei singoli allievi nonché futuri insegnanti. Questa ed altre misure di miglioramento sono già in corso di adozione, altre sono ancora in fase di approvazione. L’obiettivo è il raggiungimento di una migliore educazione prima di tutto al judo e poi, solo in seguito, un’educazione tramite il judo. Di qui il progetto EducaJudo, di cui faccio parte.

E’ solamente con il recupero dei valori autentici sui quali questo sport si fonda che possiamo sperare di raggiungere anche quelle aree in Italia che ancora non conoscono bene questo sport, e riuscire quindi ad avere una distribuzione omogenea di praticanti su tutto il territorio italiano con conseguenti vantaggi sia a livello culturale che sociale. Per fare questo c’è bisogno però di una presa di coscienza e di un’impegno reale da parte di tutti quanti i praticanti, che devono prefiggersi come obiettivo comune la valorizzazione del judo e la giusta educazione alla pratica di questa disciplina. Il piano d’azione dunque è sempre lo stesso: “Tutti insieme per progredire”.

Questa analisi geopolitica che ho tentato di effettuare non credo abbia dei precedenti, o almeno così ho avuto modo di constatare dopo le ricerche web che ho effettuato in precedenza. In ogni caso l’intento era quello di esplorare aspetti di questo sport che ancora non vengono molto considerati qui in Italia e che magari possono essere d’ispirazione a qualcun altro per fare ulteriori approfondimenti e avanzare ulteriori analisi judoistiche.

Chiudo ringraziando il Maestro Gennaro Maccaro per il generoso colloquio concessomi e il Prof. Giuseppe Bettoni per le indicazioni grafiche relative alla cartografia.

Matteo Angelucci

scritto il 11 apr 2017
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