Negli anni ‘70/’80, quando ero ragazzino, mi avvicinai alle arti marziali, al judo in particolare, per diversi motivi. Nessuno di quelli era legato al vero significato della disciplina orientale, così lontana dal mio, dal nostro modo consumistico di vedere e vivere le cose: tutto e subito, mordi e fuggi, scarta ciò che non è al passo dei tempi; questo non solo per le cose, ma sempre più spesso anche in relazione alla persone: “se non sei social, sei fuori, se non hai Smartphone, sei sfigato etc.”.
Il mio judo anni era legato alla cultura proveniente dal filone dei film di Bruce Lee, alla possibilità di imparare a difendermi dai bulli. Abitavo in un quartiere difficile…era necessario.
Ricordo bene il mio primo giorno in palestra; a stento imparai le prime cadute che il giorno dopo, tutti i ragazzini del quartiere, mi additavano come quello che menava! Avevo guadagnato rispetto! Entravo in società!
Che ridere adesso che ci ripenso! Ovviamente il mio judo è andato avanti, apprezzandone i valori culturali e le qualità fisico atletiche che giorno dopo giorno acquisivo fino alle prime piccole soddisfazioni nelle gare e al raggiungimento della tanto ambito cintura nera.
Amavo lo spirito di gruppo, il rispetto vicendevole con il Maestro, con i compagni, con gli avversari.
Col senno di poi, di un quasi 50enne, vedo che il judo dei miei anni, era prevalentemente rivolto alle competizioni. Oggi, con notevole stupore e piacere, rilevo che non più così.
L’evoluzione ci ha portato a considerare i diversi aspetti dei ragazzi, quelli fisici, psichici e sociali. Ci si avvicina al Judo per motivi eterogenei: “….mio figlio ha qualche problema di postura e il posturologo ci ha consigliato il judo,… mio figlia ha difficoltà motorie e ci hanno consigliato di….mio figlio è troppo vivace e il dottore dice che una disciplina come il judo….mio figlio è troppo timido ed introverso e ci hanno consigliato….mio figlio è cieco e questo è uno dei pochi sport in cui non si ha bisogno della guida per partecipare alle gare…è vero!?.... mio figlio è autistico è possibile inserirlo nel gruppo?”.
Oggi ho la possibilità di essere ospitato da amici nelle loro palestre e queste storie le sento e le vivo. Partecipo alla lezione in cui i “normodotati (che brutta parola!)” interagiscono, litigano e aiutano i “diversamente abili (che pessima parola!!)” ed ammiro il coraggio, la passione, la determinazione e l’amore profuso nei confronti di tutti i bambini da parte dei Maestri/educatori.
Oggi ho la possibilità di insegnare nella palestra in cui sono cresciuto judoisticamente. Qui, forte del mio vissuto, cerco nel mio piccolo di perseguire il principio cardine del Judo: Migliorare La Società Attraverso Questa Disciplina.
Pietro Antonacci
Nutrizionisti e gestione del peso
L'integratore del judoka
Il potenziamento delle competenze comunicative del bambino