Sono davvero tanti i pionieri del judo italiano, almeno uno per regione.
Questo percorso narrativo parte dalla mia terra, la Campania, e da un grande personaggio del Budo italiano che è stato uno dei padri del judo (e non solo) del Sud Italia: il Maestro Attilio Infranzi.
Cilentano, innamoratissimo della sua terra, Attilio Infranzi nacque nel 1926 ed è scomparso il 12 ottobre 2013 a Cava dei Tirreni (SA). La sua è una storia straordinaria, di uomo dalle grandi capacità umane, imprenditoriali e sportive.
Ingegnere, concluse i suoi studi universitari presso la scuola Politecnica di Bruxelles.
Primo praticante italiano ad ottenere il grado shodan in aikido e pioniere di pesca subacquea. Ha praticato scherma presso l'apprezzata scuola salernitana della “Nedo Nadi” dove divenne Campione Universitario di Spada. E' stato, inoltre, capitano della squadra di Hockey a rotelle di Salerno ed anche un discreto piattellista.
Il Maestro si è interessato anche al Ju-Jitsu e nel 1948 venne incaricato di insegnare il judo tra gli associati della “Corda Fratres” (la Federazione Internazionale degli Studenti, fondata nel 1898 dal torinese Efisio Giglio Tos, già presidente dell'Associazione Universitaria Torinese).
A partire dagli anni 50 inizia ad insegnare judo al Centro Universitario Sportivo (C.U.S. Napoli) e alla Polisportiva Partenope, sempre a Napoli, ove conobbe il suo allievo più importante, Nicola Tempesta, olimpionico a Tokyo nel 1964 (la prima edizione per il judo).
Il Maestro Tempesta, oggi 9° dan, lo ricorda cosi’:
"... Attilio Infranzi era un po’ il mio fratello maggiore, in senso judoistico. Io avevo solo 15 anni e lui era poco più che ventenne. La nostra fortuna consisteva nel fatto che a Napoli spesso passavano marinai, provenienti dall’Oriente, che ci trasmettevano le loro, relative, conoscenze del judo.
Alla Partenope, nostra prima palestra, Attilio Infranzi indossava una casacca di iuta, senza pantaloni e così anch’io chiesi a mia madre di cucirmi un indumento analogo.
Nel 1951, con me e Infranzi praticavano, tra gli altri, De Angelis e Panachia. Le tecniche che, in qualche modo, conoscevamo erano: l’ancata, de ashi barai, hiza guruma e lo sgambetto che tutti i ragazzi praticavano per strada, potremmo forse chiamarlo o soto gari.
Il 13 marzo 1953 fu insignito della cintura nera, tra i primi dodici judoka italiani.
Nel 1956 fonda a Salerno il "Judo Club Salerno" e riceve dall'allora Generale di Divisione Luca, dell'Arma dei Carabinieri, l'incarico di insegnare la difesa personale ai suoi uomini. Di li’ a poco gli viene conferito incarico anche dal Ministero di Grazia e Giustizia di insegnare difesa personale agli Agenti di Custodia della Scuola di Portici e di Cairo Montenotte.
Nel 1956 vince a Torino il primo "Torneo Internazionale di Sumo", organizzato dal Maestro Kenshiro Abe, battendo in finale il francese Botton.
Nel 1969 gli viene conferito il titolo di “Maestro benemerito di Judo.
Agli inizi degli anni '70, il Padre Superiore dei Cappuccini della Badia di Cava dei Tirreni gli mette a disposizione una sala per la pratica del judo. Nel 1971 il Maestro costituisce il "Budo Club Cava", glorioso team che è stato fucina di prestigiosi campioni nel Judo e nel Kendo.
Uomo eccellente, illuminato e ricordato con grande affetto da tutti, ha ricevuto nel corso della sua carriera sportiva importanti riconoscimenti, tra i tanti:
- 1981 "Stella d'Argento CONI";
- 2001 cattedra di Kendo e di Difesa Personale presso l'accademia Nazionale di Scherma.
- 2004 "Distintivo d'Oro" della Giunta Provinciale del C.O.N.I.
E' stato per molti anni Consigliere Nazionale della FIK, FITAK, FESIK ed in Enti di Promozione ai vertici delle loro Direzioni Tecniche.
Il figlio del Maestro Infranzi, Dr. Gaetano Infranzi, e la nipote Maria, lo ricordano cosi’:
“Attilio Infranzi è conosciuto nel mondo delle arti marziali come il pioniere delle discipline marziali nell’Italia Meridionale, pioniere del Judo, Aikido, ecc...Pochi conoscono la sua vita oltre lo sport.
La sua passione più grande in assoluto è stata il mare e tutti coloro che direttamente o indirettamente ne erano protagonisti.
Oltre all’esercizio prima amatoriale e poi professionale della pesca, con un peschereccio denominato come la sua ultima figlia “Marinella”, contribuì alla crescita professionale di molti pescatori, soprattutto cilentani, garantendo gratuitamente i loro debiti per investimenti in macchinari e imbarcazioni.
L’amore per il mare e per la famiglia si è manifestato in una raccolta di poesie dal sapore nostalgico.
Dagli scritti si evince un animo sensibile e riflessivo, l’animo di un uomo che ha prodigato la propria vita a favore del prossimo…
“ Orizzonti infiniti sui quali
i tuoi pensieri spaziano senza confini.
Senso di libertà appagata
e di pace interiore.
Il mare... un mare vivo,
distesa sconfinata
come l’affetto per la donna amata
con la risacca che appena
mormora, discreta.
Col sole mattutino che ti carezza,
godi la pace che hai tanto desiato e taci,
e poi anche il tuo pensiero giace...”
Il rumore del mare, di Attilio Infranzi, Da “Rime Baciate”
Massimo Guarino – Storia del Judo
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