Pomeriggi qualunque, genitori seduti su una panchina che chiacchierano nell’attesa che il centro sportivo apra le porte. I loro bambini giocano, ridono, urlano, piangono, tutto così normale, tutto come ci si aspetta che sia ogni giorno.
Due mamme, due giorni diversi, stessi giardini, due frasi raccolte: “mi avevano consigliato judo per la postura, ma sai, preferisco che la mia bambina non lo faccia, è uno sport dove io ho visto si lotta, è un po’ violento, non è femminile …”
“Mio figlio ha il disturbo della condotta, il disturbo oppositivo provocatorio, sembra che con il judo, la sua rabbia, irritabilità si esprima diversamente, certo non è semplice, il maestro mi dice che ci vorrà tempo, le difficoltà sono tante, credo che continuerò, lo devo a mio figlio e lo devo a me”.
Nella prima frase si coglie chiusura, parole che interpretano qualcosa che non si conosce, che fanno leva solo su ciò che si vuole vedere delle cose; nell’altra si percepisce fiducia, parole di una donna che si sente parte di un percorso di vita che non guarda il risultato di oggi ma che guarda avanti. Spesso lasciamo che i condizionamenti ci trasformino in robot, in automi: se non è nero allora è bianco, se non è calmo è violento, se non è buono è aggressivo, se non gentile è cattivo.
Il judo consegna a tutti il diritto di sentirsi qualcosa di più, di conoscere tutto quello che esiste tra il buono e il cattivo, il judo si impegna, fa tutto ciò che è in suo potere per essere parte di quello spazio c’è tra le due realtà.
Aggressività
L’aggressività non è nel judo, l’aggressività appartiene a tutti noi nel momento in cui veniamo al mondo. L’aggressività, dal latino adgredior, letteralmente significa «avvicinarsi», e, nel judo noi ci avviciniamo all’altro, abbiamo un contatto con l’altro.
Le ingiustizie, i rancori, i pregiudizi, hanno trasformato culturalmente il nostro naturale avvicinarsi in “assalire”; non il judo.
Il judo accompagna il bambino a riprogrammare i messaggi errati, insegna ad avvicinarsi e a canalizzare l’aggressività nella pratica, dirigendola al raggiungimento di un obiettivo sano. E’ lo strumento “inoffensivo” che consente ai vostri bambini di raggiungere il loro successo, piccolo o grande che sia, che consentirà di superare ostacoli da adulto. L’aggressività diventa forza di reagire, di rialzarsi.
Violenza
Violenza è una parola che non lascia alternative nel suo significato: si agisce per offendere l’altro fisicamente, si agisce per creare danno all’altro, si minaccia per ferire.
Come si può pensare al judo come ad uno sport violento? La dolcezza di un bambino che stringe la mano all’altro bambino, un adolescente che saluta un “tatami”, il bambino problematico che sul tatami dà il massimo per sentirsi come lui ha diritto di sentirsi: un bambino. Questo è il judo, non violenza ma autenticità.
Cattiveria
Il judo insegna che non esistono bambini o adolescenti cattivi. Il judo trasforma l’intenzione in rispetto. Offre incoraggiamento, riconoscimento, insegna sicurezza di sé, accettazione e il bambino impara onestà, lealtà, sacrificio.
Il judo non è il risultato di una gara, è molto di più, è un cammino impegnativo che ripagherà per sempre. I nostri figli non sono il risultato di quello che fanno o dicono, sono molto di più, i figli non sono il risultato di un gesto, di un giornata di scuola, sono l’intera vita che ancora devono vivere, sono una ricchezza molto più grande, sono i loro sogni, desideri.
A voi genitori chiediamo di fermare i giudizi, chiediamo fiducia in questa disciplina, che tanto può dare. Anche se il percorso può sembrare strano, non comprensibile ai vostri occhi, accettatelo con fiducia, perché è la fiducia che chiama il successo.
Willy Joe scrisse:
"Venite sul bordo" lui disse , "Non possiamo Maestro, abbiamo paura"
"Venite sul bordo" lui disse, "Non possiamo Maestro, abbiamo paura"
"Venite sul bordo" lui disse , andarono lui li spinse essi VOLARONO.
Il nostro impegno e desiderio di Maestri di judo è che tutti i figli possano “volare”.
Il judo è come un saggio che tende la mano, che ti dice che in ogni via si trova la soluzione, perché anche se non la si vede subito, non è detto che non ci sia!
Ogni bambino è nato per essere felice, per essere rispettato, il judo offre la sua storia. Nessuna violenza, nessuna cattiveria.
“Quando la mente si apre a qualcosa di nuovo, nulla è come prima” (Einstein).
Dr.ssa Loredana Borgogno Psicologia dello Sport e Psicologia della Comunicazione
Come si relaziona il bambino negli spazi tipici della pratica del judo?
Accelerare, balzare, sollevare
Palestre in fitto in locali privati (scarica allegato)