Chiunque si approcci ai principi filosofici del JU-DO si troverà prima o poi ad affrontare questioni che affondano le radici nella cultura, nella politica e nel carattere del popolo giapponese. Da dove, in particolare, derivi il concetto di condivisione, di crescita e progresso sociale (Jitakyoei) legato al percorso e al metodo della cedevolezza lo spiegano le vicende storiche e le influenze del pensiero su cui il prof. Kano ha costruito la propria formazione.
Come noto, Jikoro Kano è considerato il fondatore del moderno sistema pedagogico orientale. Insieme al suo ispiratore americano, John Dewey, fu testimone e lettore degli sviluppi sociologici della migrazione industriale che, dinanzi all’abbandono dei piccoli villaggi e agli esodi verso le grandi città, comportò un comune senso di perdita delle radici ed un desiderio di riflesso di costruzione di una identità rinnovata.
L’aspetto di precarietà esistenziale condizionerà fortemente il pensiero di entrambi gli autori, suggestionando nelle loro coscienze e nelle opere il significato di utilità, di esperienza, di benessere, di istruzione, di trascendenza, elementi tutti che non poterono che essere concepiti in funzione delle implicazioni sociali che andavano a determinare.
Kano seguì il pensiero illuminante di Dewey con un ritardo dovuto all’iniziale ritrosia di adeguamento che il Giappone mostrò rispetto al processo di industrializzazione occidentale, che ritenne il Paese del Sol Levante in una dimensione agricola quando già in Europa e nel mondo si vivevano gli effetti delle radicali trasformazioni capitalistiche.
Condivise ad ogni modo con il filosofo americano il pensiero pedagogico di matrice pragmatista, che considerava la conoscenza come il frutto delle concrete esperienze che l’uomo vive quotidianamente in risposta all’ambiente, in un percorso progressivo (Darwin) che dall’individualità volge alle esperienze sociali.
Anche per Kano l’esperienza acquista pertanto una veste educativa nel momento in cui produce l’espansione e l’arricchimento dell’individuo, conducendolo verso il perfezionamento di sé in rapporto all’ambiente nel quale vengono accettate le pluralità di opinioni di diversi gruppi in contrasto tra loro, favorendo lo sviluppo progressivo delle rispettive caratteristiche.
Di qui, la concezione del judo educativo che apre la via a nuove conoscenze e al potenziamento di tutte le opportunità per uno sviluppo collegiale, nel rispetto e nella coscienza della tradizione che costituisce il vero spirito sociale che va posto alla base di ogni mutamento.
Fabio Della Moglie
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