Il primo bacio non si scorda mai.
Ciò che rende speciale e memorabile il primo bacio è spesso tutto il periodo di attesa che lo precede.
E’ un’attesa particolare che ogni innamorato ha in qualche modo sperimentato. Aspettando un sorriso, deviando per una strada nella speranza di incrociare “per caso” la persona desiderata, fantasticando su luoghi, occasioni, atmosfere in cui pronunciare la fatidica dichiarazione e ricevere sussurrate e dolci risposte.
Allo stesso tempo, il desiderio è in qualche modo frenato dal timore del rifiuto, dal fantasma di quella parolina da due lettere che ribalta quel “sì” tanto sperato. Il demone del “no” è un compagno di strada di chi solca i mari della vita da tempo.
In alcuni casi, soprattutto nel campo delle relazioni, la paura di un naufragio fa naufragare la nostra imbarcazione quando è ancora ancorata nel porto, bloccati dal timore, che diventa indecisione e che evolve in immobilismo, preferendo non soffrire il rischio del mal di mare e dando la colpa alle nostre stesse catene che ci tengono fermi sul fondale melmoso e familiare del nostro molo.
Desiderio e timore di non realizzarlo. Voglia di esplorare e paura dell’ignoto. Libertà e sicurezza. Rischio e ricompensa.
La sacca (un tempo, il sacco, oggi la borsa) è lì, sul pavimento, afflosciata come un piccolo canotto inanimato.
La guardo. Mi guarda.
E’ il mio piccolo canotto, il battello che può rimanere sgonfio e semisommerso nel mio porto, oppure può animarsi e riempirsi delle mie poche cose: un asciugamano, un paio di ciabatte, un cambio. E quei vestiti strani, che sono al tempo stesso il guscio e il simbolo, lo strumento e il modello di una nuova identità, di un ideale di persona che per un paio d’ore posso provare a impersonare, a imitare, a raggiungere, a superare. Un altro me, che dall’altra parte del mare mi chiama alla decisione, a non star fermo, lì, ad aspettare che la vita decida per me. Almeno per quelle due ore.
Vado o non vado?
Quando salgo sul tatami so che sto facendo qualcosa che ho scelto e che mi piace.
La sacca è lì, una sorta di ranocchio in tessuto sintetico che aspetta la nostra dichiarazione d’amore per noi stessi, per poter farci diventare il Principe Azzurro della nostra stessa favola. E’ lì, una sorta di Bella Addormentata, che attende di svegliarsi grazie al nostro svegliarci e vivere una vita un po’ più da protagonisti e meno da pupazzi che hanno le nostre sembianze e privi della nostra stessa anima.
Vado o non vado? Vado. La meraviglia del primo bacio che si ripete.
Andrea Merli
Tratto da "L'Aikido (im) possibile
Accelerare, balzare, sollevare
Il tuo ometto in judogi
Il ruolo del judo in questa delicata fase di vita