Ti avvicini al compagno, le tue mani arrivano lì, al judogi dell’altro.
Sembra tutto semplice la prima volta che accade, sembra tutto così facile dal di fuori, per chi guarda, eppure solo noi sappiamo che una volta saliti sul tatami e afferrato il judogi dell’altro tra le mani tutto cambia. Nulla è come prima, il nostro corpo cambia, i nostri pensieri cambiano, vecchie cellule muoiono e nuove ne nascono proprio in quel momento senza che noi ce ne rendiamo conto, tutto si trasforma, anche noi e le nostre mani sul judogi dell’altro.
Hai studiato sin da piccolo, hai memorizzato da adolescente, hai perfezionato da adulto, eppure il più delle volte non sai se succede ciò che ti aspetti che accada, non sai cosa verrà fuori, se farai proprio quella “mossa”, però sei lì, rimani lì e non te ne vai, in quell’attimo in quel preciso momento hai fiducia, tutto avviene e tu sai seguire l’attimo, non ti fermi.
Il nostro cervello ci aiuta, ci sono emisferi cerebrali, c’è la corteccia cerebrale, ci sono i lobi, ippocampo, talamo, amigdala, Sistema di Vigilanza e tanto altro a nostra disposizione perché si possa apprendere, memorizzare, elaborare, prestare attenzione, emozionarsi. Tutto lavora in sincronia perfetta e, tutto sembra così facile.
Il Maestro ci ha fatto vedere mille volte come fare e, altrettante volte ci ha corretto, però pensiamo: “come mai nessuno chi ci ha mai detto cosa avremmo provato nel fare le prese?”.
Il nostro cuore batte all’impazzata, un’energia indescrivibile ci rende forti, il sudore ci racconta la fatica, l’emozione ci dice che la campanella non ha ancora suonato, dobbiamo rimanere lì, con le prese, e sentire l’altro, sentire noi.
Tutto torna alla mente a partire da quel primo giorno quando ci consegnarono un judogi, quando ci insegnarono a fare il nodo alla cintura, quando ci dissero che c’è un saluto da fare prima e dopo la lezione, quando ci dissero che ci si inchina davanti al nostro compagno dandogli la mano, eppure tra i ricordi non troviamo: “proverai … sentirai …”
Piccoli si sale sul tatami, piccoli si gioca, piccoli si scherza, piccoli si urla, piccoli si ride; adolescenti si inizia a sorridere diversamente, si inizia a scherzare più moderatamente ed eccoci, velocemente adulti con il judogi addosso, con mani forti, con prese “adulte” e il divertimento è tanto ma è anche tanto diverso, tutto è cambiato, noi siamo cambiati.
Stringiamo le prese, sorridiamo e oggi sappiamo quello che ci aspetta. Ci aspetta cuore, ci aspetta volontà, ci aspettano sacrifici, ci aspettano sconfitte, ci aspettano vittorie e, ci chiediamo ancora: “come mai non ricordo tutto questo? Come mai non ricordo queste sensazioni?”. Perché questo è il judo, è così!
Prima ti fa giocare e ti fa volare in mondi fantastici, poi ti fa scendere su un ‘isola dove tutto è da costruire, tutto è da capire ed infine ti dice: “vai ora sei adulto, hai tutti gli strumenti per vincere la tue paure, per vincere i tuoi dubbi, per vincere le tue debolezza; vai, hai tutti gli attrezzi per costruire la tua vita, per trovare la tua strada, io sarò sempre con te. È veramente così, il judo non ti lascia più.
E, quando arriva il giorno in cui non puoi più fare quelle prese, quando arriva il giorno in cui le tua mani non sono più forti perché stanche, sai che sono altri a dover cominciare, e pensi: “quante cose si stanno chiedendo non sapendo che le risposte arriveranno quando meno le attenderanno” perché il judo è così, non ne hai bisogno perché è lui che ti chiama, non hai paura di non farcela perché è lui che ti insegna a farcela.
Quando le mani incontrano il judogi, è così, tutto quello che ti hanno detto, tutto quello che tu hai pensato non c’è più, tutto è nuovo, tutto nasce da te, c’è emozione, c’è istinto, c’è rispetto, fai e rifai perché hai fatto tante altre volte, cadi e ti rialzi perché così hai fatto per tempo e tempo.
Scendi dal tatami, incontri la vita che ti porta difficoltà, e tu le superi; incontri la vita che ti pone di fronte a scelte e tu le sai fare; incontri la vita che ti porta doni e tu sai riconoscerli, perché tu sai fare le “prese”!
Giorni fa mi è stato chiesto da una giornalista: “secondo te perché la vita ci pone di fronte a difficoltà, perché sbagliamo?”. Le ho risposto: “se così non fosse non svilupperesti l’esperienza necessaria per andare avanti verso ciò che desideri, e, non impareresti la mossa successiva da fare”. Lei rimane un attimo in silenzio e poi esclama: “caspita ma questo è judo!”
Si questo è il judo, questo è fare le prese, questo è crescere sul tatami. Nessuno può insegnartelo, è così, solo tu, andando verso il judogi dell’altro, andando a fare le prese, puoi capire, puoi sapere e sentire quando è arrivato il momento per andarti a prendere quello che tanto hai desiderato.
Dr.ssa Loredana Borgogno (Psicologia dello Sport e della Comunicazione)
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