Un passo della bibbia : "Togliti i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo santo". È il Signore che parla a Mosè mentre si sta avvicinando al rovo ardente.
L'azione di togliersi i calzari altro non è che porgere rispetto verso il luogo che ci accoglie, verso le persone che si prendono cura di noi. Privarsi dei sandali vuol dire anche spogliarsi dei propri pregiudizi, delle proprie debolezze e accettare il nuovo che si presenta affinché diventi parte di noi.
Tutti coloro che praticano JUDO sanno bene cosa vuol dire rispetto del luogo, perché quotidianamente, ogni volta che si affacciano nel dojo (Luogo dove si pratica judo) per praticare judo, lasciano le proprie calzature ai margini del tatami (è la materassina ) per salirci sopra a piedi nudi. Insieme alle ciabatte i judoka sono invitati a lasciare fuori dalla pratica del judo ogni orpello mentale, ogni espressione del proprio ego, che ostacolerebbe la sincerità del proprio agire nei riguardi degli altri praticanti.
Anche i giovani che quotidianamente si recano a scuola dovrebbero, ogni mattina, ripensare a questo invito biblico, presente tanto nell'ebraismo quanto nel buddismo.
Molte situazioni incresciose e problematiche si supererebbero con più facilità. Purtroppo ciò non avviene. La scuola attuale, secondo non pochi critici, somiglia tanto a un lento pachiderma che si muove senza alcun sincronismo con la società. A fronte di questa realtà è giusto chiedersi cosa deve fare questa scuola per essere al passo con i tempi. Siamo sicuri che tutta l'educazione necessaria a far crescere le giovani generazioni sia fruibile solo all'interno della scuola? Siamo giunti al giro di boa e se non cambiamo strategia, come avviene nelle regate, non riusciamo a prendere il vento giusto, con la vela giusta, per poter restare ancora in gara.
L'appello mira a ribadire come l'importanza dell'educazione non può essere resa marginale e perdere il suo valore sociale perché "riguarda ciascuno di noi a ogni età, perché attraverso l'educazione si costruisce la persona, quindi la società...Vivere il rischio del totale fallimento che fin qui è stato esposto è insito nella pratica del judo, più di quanto si possa immaginare, perché quando si combatte con l'avversario, bisogna imparare a rischiare tutto, lealmente, senza alcuna riserva o timore; solo in questo modo è possibile raggiungere la vittoria. Sapere di rischiare il fallimento pone ogni judoista nelle condizioni di massima concentrazione.
Prof. Giuseppe Tribuzio
Sociologo, Università degli Studi di Bari, Dip. Scienze della formazione, psicologia e comunicazione
Presentarsi, conoscere le regole, sentirsi "judoka"
Analisi e cause della distribuzione territoriale
Osservazioni e suggerimenti per insegnanti tecnici