Nel Judo, come in ogni arte che viene trasmessa da cuore a cuore, da maestro ad allievo, c'è qualcosa che non si riesce a spiegare nella sua semplice complessità.
Si tratta della relazione che si attiva tra maestro e allievo. Possono capirla solo coloro che hanno avuto la fortuna di incontrare un vero maestro. Gli altri possono semplicemente provare ad avvicinarsi a questa realtà, come quando ci si avvicina ad un caminetto per riscaldarsi restandone però ad una certa distanza per non bruciarsi.
Ecco per capire ciò che intendo bisogna invece "bruciarsi" totalmente. Bisogna vivere il tutto con una intensità tale da fare di ogni incontro "un incontro", unico, irripetibile, assoluto.
Questo modo di essere dell'allievo, che resta vicino al maestro vigile in ogni istante, dice della sua "presenza", del suo spirito pronto e libero da ogni inibizione. Forse questa è una occasione in cui si realizza la" mente vuota" di cui tanto si parla nelle discipline orientali.
Nel Judo se manca questa relazione empatica, vera, sincera, si apprende poco e si trasmette ancora meno.
Quando questa magia si realizza tutti sono nella condizione di dare e tutti fanno a gara a chi dà di più. Senza questo spirito, detto anche Bodai Shin, ovvero lo spirito del risveglio, non si avanza lungo la Via, lungo quel percorso non sempre facile, che conduce alla comprensione profonda dell'animo umano.
Incontrare un autentico maestro è davvero una fortuna, che ci viene incontro se siamo pronti a riconoscerla e ad accoglierla. Questi sono gli incontri che trasformano la vita, dando ad essa un senso che non si immaginava potesse avere.
Giuseppe Tribuzio
Effetti, etica, morale
Analisi e linee guida
Il ruolo del judo in questa delicata fase di vita