Il judo/gioco interseca con la psicomotricità (melius: pratica psicomotoria) il sistema di approccio al bambino.
Analizza, orienta e corregge le risposte emotive, cognitive ed intellettive che questi fornisce attraverso il movimento, cogliendo il senso dei suoi comportamenti ed intervenendo nella costruzione della sua personalità.
Un itinerario di maturazione che va “dal piacere di agire al piacere di pensare”, in cui il bambino non gioca per imparare, ma impara perché gioca.
La chiave di registro psicomotorio fa sì che il bambino venga osservato nella sua globalità (corpo, emozione, intelletto) ed il movimento sia inteso come strumento di esternazione del sé nell’ambiente, per la costruzione e la concettualizzazione dei sentimenti, delle emozioni, della comunicazione.
Il judo/gioco favorisce la funzione simbolica, i processi di rassicurazione rispetto alle angosce e i meccanismi di “decentrazione” che portano all’accettazione degli altri, in un percorso evolutivo di benessere, di strutturazione del senso del sé, di armonica integrazione tra i processi corporei, emotivi, cognitivi, ovvero l’individuazione precoce degli stati di “crisi” al fine di fornire tempestivamente l’aiuto necessario ad evitare la degenerazione degli stessi in disturbi della personalità.
Fabio Della Moglie
Presentarsi, conoscere le regole, sentirsi "judoka"
"Amatori" terribili
Effetti, etica, morale