Judo, genitori e maestro

Un'alleanza speciale per la crescita del bambino

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L'alleanza Maestro, genitori - e a volte i nonni - del bambino svolge un ruolo fondamentale nell’ottica degli obiettivi formativi, educativi, ludici e poi agonistici del piccolo.

Sono i genitori che vivono quotidianamente con i bambini e sono loro ad averli a cuore come nessun altro; pensiero questo che per un Maestro non bisogna mai dare per scontato.

Se il Maestro aiuta i genitori a capire dove egli desidera arrivare e in che modo vuole stare accanto al loro bambino, nessuno meglio di questi ultimi può essere complice nell'intento e ancor più essere l’aiuto prezioso necessario per tenere fede all'impegno preso

Dal momento in cui il bambino sale sul tatami per praticare judo e per tutto il tempo che vi rimane il Maestro ha un impegno ed una responsabilità importante che parte dal tutelare in primis la sicurezza e la salute fisica del piccolo e prosegue poi con il garantire la gioia, il divertimento e la serenità che il bambino ha diritto di percepire e provare ed il genitore di constatare.

Per il bambino dovrebbe essere un pò come entrare nel suo mondo sommerso dove c'è il forte condottiero, il Maestro, che guida lui e i suoi compagni con rigore e forza (gli altri bambini) alla ricerca dell'isola del tesoro.

Terminata l’avventura il bambino scende dal tatami, corre incontro ai suoi genitori, lascia il dojo, torna a casa dal suo papà e dalla sua mamma con i quali mangia, gioca, dorme, cresce e vive la quotidianità, ed è qui che racconta la bella favola vissuta poco prima. Qui ritrova la sua realtà, le sue certezze, ma anche le sue sicurezze e i suoi "onnipotenti" super-eroi. 

Il bambino elegge mamma e papà come infallibili, come suoi unici alleati protettori come rifugio certo; il Maestro e il judo sono qualcosa in più e di meraviglioso che può sperimentare oltre la sua realtà. Il Maestro deve pertanto proteggere, rispettare e difendere quel mondo famigliare a cui poi dovra’ affiancare l’emozione del mondo sommerso.

Quando il bambino cresce ed avra’ strumenti cognitivi per farlo, egli trasformera’ i super eroi - padre e madre - in umani con pregi e difetti da continuare ad amare, ma umani! In autonomia capira’ che è il momento di fare quel passo in più da soli.

Questo è anche ciò che il judo si propone nel tempo di insegnare e cioè crescere sapendo affrontare in autonomia gli eventi e le esperienze della vita, sapendo decidere la via più efficace, accogliendo e rispettando gli altri. Sarà il bambino che modificherà nel tempo il quadro della sua realtà grazie agli insegnamenti del judo che lui deciderà di trattenere.

Il Maestro rispetto ai genitori dovrebbe partire dal ricordare che gli stessi stanno cercando di migliorare o di dare un valore aggiunto all'educazione del figlio. Per fare questo chiedono aiuto e collaborazione, non distanza. Insieme si possono definire i ruoli senza arrivare all'esclusione, a tensioni o critiche che, non si trascuri, i bambini comunque avvertono ed assorbono, provando "confusione".

Il bambino piccolo non è semplicemente un'anfora da riempire, è una persona che ragiona, elabora, costruisce smonta e ri - costruisce il suo pensiero con i suoi strumenti, non quelli di un adulto. Vede diversamente le cose che accadono, ma osserva con attenzione.

I genitori a volte, pur avendo le ragioni per farlo, possono non essere efficaci in alcuni loro comportamenti;  in quel caso il Maestro può dir loro: "cosa possiamo fare insieme per…" piuttosto che allontanare.

Qualunque percorso il Maestro desideri intraprendere con il bambino ha bisogno della collaborazione e dell’appoggio dei genitori. Risultera’ pertanto  opportuno dire loro: "…il mio impegno è proteggere il vostro bambino, insegnare regole e principi del judo e farò questo nel miglior modo possibile. Chiedo fiducia, chiedo il vostro appoggio"

Prima di poter collaborare, di poter affidare il proprio bambino, i genitori hanno bisogno di capire, di ascoltare, di credere, di fidarsi, di essere parte di un progetto, e non di sentirsi di troppo o esclusi.

Il tempo è prezioso e non si possono bruciare le tappe. Il tempo di una madre o di un padre può non corrispondere al tempo del Maestro, non si può chiedere loro qualcosa che ancora non "sentono".

I bambini sono il loro tesoro più prezioso e non è naturale pensare di lasciare "la mano" del proprio bambino. I genitori non sono tutti uguali; cio’ che qualcuno puo’ accettare con facilità non e’ possibile che venga rifiutato da un altro.

Prendersi alcuni minuti per dedicarli ai genitori può significare scoprire in loro compagni perfetti di percorso e non una difficoltà da superare.

Il primo pensiero degli adulti, Maestro e genitori, deve andare a ciò che è bene per il bambino. Il pre concetto che circola - dato questo che ricavo dall’attività di formazione ai genitori - è quello di colpevolizzare il genitore perché troppo invadente, rigido, pretenzioso, intransigente, o, opposto, poco presente, superficiale o troppo accondiscendente. Accade meno spesso che si presenti la situazione in cui si decida insieme di praticare la via della comprensione, aiutando il genitore a capire cosa fa il Maestro, quali sono i suoi compiti, come si delineano i ruoli, cosa accade sul tatami, cosa il judo può dare ai loro bambini, quali caratteristiche ha la disciplina e che tipo di relazione affronterà il bambino sul tatami con gli altri bambini e con il Maestro stesso.

Utile ricordare che il genitore non conosce il lavoro dell’insegnante del judo, non è il suo mestiere, è un mondo nuovo per lui, più viene informato/formato più si fida più collabora e aiuta.  

Il dojo, il judo, non è andare a scuola, è altro, è diverso, è un momento di crescita con caratteristiche differenti. I genitori sono obbligati a portare il loro bambino a scuola; non è così per il judo.

Portare il bambino in palestra è una scelta libera, è desiderare qualcosa di più per il proprio figlio.

Il Maestro e la disciplina sono un nuovo riferimento per i genitori.

L'obiettivo del Maestro è quello di aiutare il genitore a vedere il collegamento, non la sostituzione, tra quello che loro fanno a casa e quello che si fa sul tatami, è aiutare il genitore a capire la relazione tra le regole di casa e quelle del dojo.

Compito del judo è far crescere il bambino con valori in più, potenziare la percezione positiva di , sviluppare in loro autonomia, pianificazione, responsabilità, rispetto e volontà di fare.

L’interesse del genitore non e poi così distante o opposto da quello del Maestro. Entrambi desiderano il meglio per il bambino ed entrambi sono lì per educarlo in serenità. Quando c’è un interesse comune la via dell’incontro si trova, l’affetto del Maestro può coesistere con l’affetto dei genitori, il progetto del Maestro può coesistere con il progetto dei genitori.

Tutto ha inizio dal dialogo, dalla comprensione, dalla definizione e rispetto dei reciproci ruoli; solo così quelli che possono sembrare ad entrambi fantasmi minacciosi diventano alleati preziosi. 
Il bambino osserva, imita, impara dai genitori, porta con sé le loro storie e le porta anche sul tatami. Il Maestro dunque quando si relaziona con il bambino, quando parla con lui, non può dimenticare che non parla solo al piccolo, piuttosto in quel momento sta entrando nella sua intimità, nella sua “casa”, in quella meravigliosa testolina dove ci sono prima di tutto e tutti i suoi super eroi! 

Dr.ssa Loredana Borgogno

Psicologia dello sport e della comunicazione

www.comunicare-insieme.com
loredana@comunicare-insieme.com

 

scritto il 18 set 2018
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